Il conflitto israelo-palestinese: tre consigli di lettura

A seguito della recrudescenza del conflitto israelo-palestinese, all’inizio di ottobre, ho deciso di dedicare il mio tempo alla lettura di libri che raccontano la delicata situazione e i precari equilibri; il conflitto israelo-palestinese è complesso, ingarbugliato e difficile da comprendere per chi, come noi, vive in una realtà ben diversa.

Queste letture le trovate consigliate in questo articolo, con l’invito a informarvi sempre e da più fonti prima di formulare un qualsiasi pensiero.

*

Romanzo: “Un dettaglio minore” di Adania Shibli, traduzione di Monica Ruocco, La nave di Teseo

“Un dettaglio minore” è un breve romanzo che trae spunto da una vicenda realmente accaduta. La narrazione è spaccata in due parti: la prima è ambientata nel 1949 – a pochi mesi dall’inizio della Nakba – e il protagonista è un ufficiale dell’esercito israeliano. Durante un’azione, i militari catturano una giovane ragazza palestinese; dopo una serie di violenze, la uccidono e la seppelliscono nel deserto.

La seconda parte è ambientata in tempi più moderni, i palestinesi sono confinati in territori comunque vessati dagli israeliani. La donna che narra le vicende in prima persona ha scoperto dell’omicidio della ragazza del 1949: anni dopo, esattamente in quella data, sarebbe nata lei. L’omicidio la ossessionata al punto di noleggiare un’auto per andare sul luogo del delitto a vedere con i propri occhi l’area.

Il finale di “Un dettaglio minore” lascia sgomenti e infastiditi; la narrazione nella prima parte è in terza persona, nella seconda è in prima persona; lo stile è asciutto, essenziale, poco o nulla descrittivo, prevalendo le serie di azioni che commettono i personaggi.

A dire la verità, è un romanzo che mi ha disturbata perché pregno di violenza, disagio, preoccupazioni e rabbia. Le due storie si legano e danno l’idea dell’oppressione israeliana fin dall’inizio, dal 1948, e aiuta chi legge a rendersi conto della tragedia che si vive in quei luoghi.

*

Memoir: “Sharon e mia suocera. Se questa è vita” di Suad Amiry, traduzione di Maria Nadotti, Feltrinelli

“Sharon e mia suocera. Se questa è vita” è il secondo libro che leggo scritto da Suad Amiry, dopo “Damasco”. La scrittura della Amiry mi ha trasportata avanti e indietro nel tempo, dagli anni Sessanta a primi del Duemila e racconta, talvolta con ironia, come si è evoluta la vita dei palestinesi durante il tempo e durante le recrudescenze del conflitto (come la Guerra dei Sei Giorni e le Intifada).

Il libro raccoglie gli scritti di Suad nel corso del tempo, come una sorta di diario che permette a chi legge di entrare nella sua quotidianità; ciò che leggiamo è, ai nostri occhi europei, davvero incredibile. Molti dettagli narrati mi hanno lasciata senza parole: gli israeliani negano ai palestinesi passaporti che potrebbero aiutarli a varcare con più facilità i numerosi checkpoint, ma non esitano a fornire ai cagnolini palestinesi per farli spostare più agevolmente per permettere di curarli; oppure, spiega come sia possibile vivere per giorni interi chiusi in casa a causa del coprifuoco senza impazzire; racconta le difficoltà quotidiane e fa riflettere quando racconta di una volta che ha voluto aiutare un cittadino israeliano in serie difficoltà: quando l’uomo in pericolo si è accorto di essere stato soccorso da una palestinese, ha avuto paura di essere stato preso in ostaggio. O ancora, quando racconta che le piacerebbe ritornare a Jaffa a vedere la vecchia casa dei genitori, ma poi desiste perché sicuramente quella casa oggi sarà occupata illegalmente da qualche colono, e non se la sente di affrontare quel dolore.

Nonostante le tematiche trattate siano molto serie e rigorose, lo stile ironico e resiliente di Suad Amiry fa sì che il libro sia scorrevole, veloce da leggere e a tratti persino divertente, in particolare quando parla di sua suocera, una donna ultranovantenne che tante volte non accetta il coprifuoco imposto e non si fa problemi a prendere a male parole gli israeliani…

Insomma, “Sharon e mia suocera” di Suad Amiry è un ottimo libro che illustra un drammatico spaccato di vita palestinese sotto l’occupazione israeliana, e lo racconta con un tono fresco, semplice e ironico. Un libro che consiglio proprio di leggere.

*

Saggio: “10 miti su Israele” di Ilan Pappé, traduzione di Federica Stagni, Tamu edizioni

“10 miti su Israele” di Ilan Pappé, uno dei massimi storici israeliani antisionisti, è un bel saggio scorrevole e coinvolgente che analizza dieci falsità su Israele, bugie che vengono utilizzate spesso per giustificare le azioni israeliane nei Territori Occupati di Gaza e della Cisgiordania.

Lo spazio politico della Palestina prima dell’arrivo dei primissimi coloni ebrei alla fine dell’Ottocento non è vero che era un deserto disabitato. Gli ebrei non sono un popolo senza terra, questa affermazione poggia interamente su un costrutto biblico, ma la Bibbia – per quanto sia un Testo importante dal punto di vista spirituale e religioso – certo non è un libro storico.

Il sionismo non c’entra nulla con l’ebraismo, anzi: il sionismo è una corrente di pensiero a tutti gli effetti nazionalista, nata nel corso del Diciottesimo secolo e affermatasi meglio nel Diciannovesimo secolo, assieme a molti altri movimenti nazionalisti. Il sionismo ha manipolato l’ebraismo per ragioni coloniali e strategiche, ma si tratta – sottolineo – di un movimento di stampo puramente nazionalista.

Di conseguenza, il sionismo è fortemente legato al concetto di colonialismo, sebbene molti lo neghino; quindi, l’OLP – perlomeno ai suoi esordi – non si tratta di organizzazione terroristica ma di un movimento per la liberazione della Palestina colonizzata.

Nel 1948 i palestinesi non sono fuggiti dalle loro terre in modo volontario: sono stati scacciati, spesso con la violenza più cruda. E la guerra del 1967, la Guerra dei Sei Giorni, non è stato un conflitto senza alternative, anzi, è stato ricercato con grande cura dal governo israeliano per allargare nettamente i propri confini.

Israele non è oggi una democrazia, anche solo per come tratta i cittadini palestinesi costretti e intrappolati a Gaza e in Cisgiordania; gli accordi di Oslo si sono rivelati un fallimento e a farlo fallire si è impegnato lo stesso Israele, per protrarre l’occupazione.

Pappé si concentra molto sulla situazione a Gaza, perché la conosce da vicino, e cerca di raccontare come si è arrivati a costruire e mantenere questa immensa prigione a cielo aperto. Infine, la soluzione a due stati: perché ormai non funzionerebbe più (in realtà, non ha funzionato sin da principio).

“10 miti su Israele” non è un libro facile da leggere, nonostante le mappe e la cronologia in fondo al volume; però è un libro utilissimo perché affronta argomenti complessi in termini tutto sommato divulgativi e adatti a tutti, e aiuta a comprendere alcune delle bugie create ad hoc per mantenere il potere, continuare l’occupazione e – incredibilmente – a restare intoccabile.

Personalmente, mi sono fatta l’idea che a nessun altro governo al mondo sarebbe concesso di perpetrare così tanta violenza contro civili inermi.

*

Spero che questi consigli di lettura possano trovare il vostro interesse. Leggerò con piacere i vostri commenti e se avete altri libri da suggerirmi in merito a questo argomento, sarò ben lieta di appuntarli.

Un pensiero su “Il conflitto israelo-palestinese: tre consigli di lettura

Lascia un commento

Questo sito utilizza Akismet per ridurre lo spam. Scopri come vengono elaborati i dati derivati dai commenti.